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DIANE E MOLLY X

Mortale e Divino

Diane a Dio:
Caro Dio, quello che hai detto riguardo alla differenza tra me e Gesù, che Egli si credeva meritevole di essere Tuo figlio – com’è arrivato a quel punto di conoscere il proprio merito? La sofferenza faceva parte del suo cammino? Come possiamo smettere di credere che la sofferenza faccia parte del nostro cammino?
Con amore,
Diane


Dio:

Credi qualche altra cosa, cara Diane.

Gesù, come tutti, aveva delle scelte da fare. Egli scelse Me. Come qualcuno che porta una lampada in una grotta, egli scelse Me. Preferì la Mia luce all’oscurità. In qualsiasi momento, egli avrebbe potuto far cadere la lampada. In teoria sì, ma, naturalmente, in realtà egli non poteva farlo.

Egli scelse la grandezza al posto della pochezza. Sempre di nuovo, finché non riusciva più a percepire la pochezza.

Egli era così vicino a Me che, sebbene avesse la scelta, non poteva allontanarsi da Me. Egli visse ciò che disse: Che serve all’uomo guadagnare tutto il mondo, se non ha l’amore [Dio]?

Gesù divenne così intimo con Me, così amalgamato con Me, che riferendosi a se stesso, intendeva Me. Egli voleva ciò che Io volevo. Il suo cuore divenne il Mio cuore. La Mia saggezza, la Mia fede, il Mio amore, il Mio discernimento, tutto divenne suo. Lui, come voi, è sempre Mio, e Mi permise di diventare suo.

Conoscendo il Mio valore, come avrebbe non potuto conoscere il proprio valore?

Mentre Gesù aveva delle scelte, il suo essere principe non era un caso. Egli scelse e fu scelto per proclamare Me al mondo che aveva bisogno di Me. Io scelsi bene. Io scelgo bene.

Ogni fiume ha un suo proprio flusso, oltre al Mio. Eppure tutti sono aperti a tutto. Tutti i fiumi sperimentano tutti i fiumi. Tutti possono fare qualsiasi cosa.

Così come in voi fluisce più di una dimensione, lo stesso valeva per Gesù. Egli era un ragazzo che faceva cose da ragazzi. Giocava. Faceva degli errori. Si divertiva. Era allegro e serio. Prima di conoscere il proprio intento, lo stava seguendo. Egli sapeva che la vita era più dell’argilla in cui giocava.

Così com’era mortale, Gesù era anche divino.

Io ero la sua divinità. Io sono anche la vostra divinità. Ho dato a voi la Mia divinità. Mortali e divini siete voi. Siete divinità in forma umana.

Sofferenza. Il corpo può sentire dolore. Non c’è dubbio. Ma il corpo non è reale. E’ luce in una forma densa, ma è luce. E’ questa la realtà del corpo. La forma fisica e la sua importanza scompaiono nella luce della Mia Realtà.

Gesù non accettava la sofferenza. La sua compassione, come la Mia, era talmente grande che egli non vedeva la sofferenza. Egli vedeva la Mia luce in coloro i quali sognavano di soffrire e che non osavano sognare la propria divinità, finché non videro la Mia luce incarnata in Gesù.

La sua fede in Me era talmente forte che gli occhi degli altri vedevano la sua divinità. I loro occhi sofferenti non potevano sbagliarsi quando vedevano Gesù. Vedevano la Mia luce bruciare come una fiamma eterna.

Com’è possibile allora che Gesù venisse perseguitato? Se la Mia luce in lui era così forte, come mai egli venne giudicato e condannato e crocifisso?

Ciò che voi chiamate sofferenza, serve ad uno scopo. Nel dolore più profondo, i cuori chiamano Me. Tutto il resto li ha abbandonati. Forse non credono in Me, ma credono nella possibilità di Me, e ne sono rincuorati. Si potrebbe dire che, se gli oppressori di Gesù avessero avuto più sofferenza, forse avrebbero scelto di vedere la sua divinità in quanto, spesso, quando i Miei figli sono al massimo della felicità e hanno posizioni di potere e desiderano credere nel proprio dominio anziché nel Mio, la loro vista sarà alterata. Tutti voi conoscete la vista alterata. Non uno di voi le è estraneo.

Non tutti i cuori sono onesti. Il rifiuto esiste. Il rifiuto viene dalla mente. La mente gioca degli scherzi. L’innocenza può essere vista come colpa, la colpa come innocenza. Quante volte avete visto ciò che vi aspettavate di vedere? Quante volte avete scelto la via più facile?

Non accusate coloro che accusarono il Cristo, poiché allora ne vestite i panni. Gesù non accusava. Egli era e basta.

Gesù seguiva il proprio cuore che lo condusse a Me. Egli non era un assistente sociale. Non si faceva coinvolgere dalla sofferenza tenendo i Miei figli bloccati in essa. Egli impartiva la sua visione, che era la Mia, e i figli sofferenti smisero di soffrire. I ciechi vedevano. Gli zoppi camminavano. Egli non teneva le persone là dove erano o dove pensavano di essere o dove tutti pensavano che fossero. Egli vedeva la verità.

Mentre il suo stesso corpo veniva distrutto, mentre si avvicinava alla propria morte, l’attenzione di Gesù non era centrata sul suo corpo più di quanto lo fosse quando egli era all’apice della sua vita. La sua attenzione era là dov’era sempre stata, e voi sapete dove.

Voi tendete a pensare all’attenzione come una focalizzazione della mente. L’attenzione di Gesù era del cuore.

Posso Io, vostro Dio, soffrire? No, non posso. Io vi porto nella Mia luce. Comprendo la vostra sofferenza, come voi comprendete il pianto di un bambino che ha rotto un giocattolo. Non posso inchinarMi ad essa. Non posso onorarla. Io diffondo la Mia luce. La Mia luce si diffonde. Il Mio amore moltiplica se stesso. Le parole di Gesù e la sua vita erano Mie. Dicevano: Sii l’amore di Dio. Sii la fede di Dio. Non essere sofferenza.

Le parole di Gesù non erano parole sue. Erano Mie. Io parlavo per mezzo di lui. Egli si aprì a questo. Ciò che egli fece, voi potete fare. Egli lo disse. Disse che voi potete fare di più. Lo dico Io. Voi potete fare lo stesso. Potete fare di più, se così scegliete. Scegliete voi stessi. Io non bestemmio. Io dico la verità, perché Io sono la verità. Scegliete Me. Scegliete la verità. Scegliete la vostra divinità.

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Traduzione di Paula Launonen