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HEAVEN #1781 New Orleans 20 settembre 2005

HEAVEN #1781 New Orleans 20 settembre 2005

Jeff a Dio:

Caro Dio, mentre credo che Tu abbia una ragione per ogni cosa che accade, non capisco perché la gente di New Orleans abbia dovuto subire tutta la sofferenza eccessiva che si è trovata ad affrontare. Le loro case sono andate distrutte. Hanno perduto tutti i loro averi. Per molti giorni hanno avuto poco cibo e acqua. Sono stati ammucchiati in edifici pubblici dove la gente è stata violentata e ha dovuto vivere in mezzo ai rifiuti umani. Vecchi e bambini sono morti per mancanza di cure. Non puoi farci cogliere il punto, senza che gli umani debbano affrontare tali sofferenze eccessive? Perché alcune persone devono sopportare un trattamento così inumano?
Jeff

Dio a Jeff:

A livello umano, non esiste alcuna risposta che liberi il tuo cuore dalla compassione. Io vorrei che tu tenessi il tuo bellissimo cuore, però non vorrei che tu soffrissi. Vorrei che tu avessi compassione, ma che vibrassi in un tono diverso. Non ti chiederei di essere senza compassione, eppure non vorrei che tu le dessi vigore.

La tua compassionevole domanda potrebbe essere posta a molti livelli, amato.

‘Perché’ è una domanda da bambini. Perché sale l’acqua? Perché qualcuno annega? Perché rami e sassi e oggetti preziosi vengono spazzati via? Perché devono esserci perdite di vite? Perché un uomo è crudele verso un altro uomo? Non c’è sofferenza sufficiente nel mondo senza che l’uomo ne accumuli dell’altra? Perché fa caldo, perché fa freddo? Perché soffrono gli innocenti? Perché c’è sofferenza?

E la tua domanda va oltre: “Dio, come hai potuto fare questo? Dio, come hai potuto permettere questo?” E aggiungi sottovoce: “Tu sei Dio, e io un semplice uomo, e io non permetterei questo. Mi precipiterei a calmare le acque con la mia mano. Solleverei in salvo ogni persona. Invertirei i cuori di coloro che vogliono causare dolore ad un altro. Non separerei una madre dal proprio figlio. Proteggerei gli animali innocenti. Darei tutto a tutti, e non ci sarebbero saccheggi. Dio, io stesso ho tanto buon senso da non permettere che questo accada.”

Quando viene abbattuto, un albero cade. E’ tutto quello che sai. Non sai che è un bene o che è un male. Sai come ti senti tu al riguardo. Ti piaceva star seduto sotto l’albero. Per te è spiacevolissimo che qualcuno l’abbia abbattuto.

E’ stato essenziale per te fare la tua domanda, eppure essa è dominata da presupposizioni. Dato che Io sono Dio, tu presumi che Io abbia orchestrato questo. Presumi che Io stessi cercando di farvi cogliere un punto. Ti dimentichi del libero arbitrio. Se tu, amato figlio, sei libero di dubitare e di agire da una posizione di gentilezza, così un altro è libero di non dubitare e di non agire con compassione. Amato, la libera volontà non è qualcosa che do a uno e non ad un altro. Non è qualcosa che a volte avete e a volte no. Il concetto di libero arbitrio prospera. E porta delle valanghe con sé.

Gli eventi si sono messi in moto. Le carte stavano dritte in fila. Una carta veniva spinta, e il resto ha seguito. E’ stato inevitabile? Sì, e no.

Esistono i miracoli, e tu ne volevi uno. Tu vuoi sapere perché, se ho saputo dividere il Mar Rosso, non ho potuto fermare questa inondazione? E perché non l’ho fatto? E perché non ho trasformato ogni cuore in un cuore d’oro? Sono incapace, o riluttante? Delle due cose, qual è?

Non è nessuna delle due. Io non gioco il mondo come una partita a scacchi.

Quelle che chiamate tragedie, accadono, sia per cause naturali che per cause dovute all’uomo. Non si tratta di addossare delle colpe. Prima di tutto, tu chiami questa una catastrofe. E’ tutto quello che puoi fare in base a dove ti trovi. Tutto quello che il tuo cuore riesce a fare è star seduto a piangere. Tu stai parlando della vita sulla Terra, nel mondo, così come sembra essere. Di che cosa d’altro puoi parlare?

E non vuoi un Dio compiaciuto che dica: “Io lo vedo in maniera diversa. Vedo il quadro più grande. Tu vedi soltanto fino ad un certo punto.”

E la tua ultima domanda a Me è: “Sei o non sei un Dio d’Amore? Tu dici di esserlo. Non è questo forse un inganno?”

Sì, Jeff, Io sono un Dio d’amore.

Se tu accetti che lo sono, allora chiedi: “Che differenza fa? Che differenza ha fatto per chiunque a New Orleans? Che differenza ha fatto per la loro sofferenza?”

Né vuoi sentire: “Una volta passata tutta quell’apparenza, tutti loro sono volati in Cielo.”

Né vuoi sentirMi dire: “Jeff, hai solo pensato che ci fosse sofferenza. Un giorno capirai. Ma non ancora.”

Non vuoi sentirMi dire: “Per un attimo, hai pensato che il fisico fosse tutto quello che esiste. Per un momento, hai pensato che il fisico fosse importantissimo. Per un momento, hai pensato che la vita sulla Terra fosse di più che lo svolgersi dell’immaginazione. Hai pensato che un sogno fosse realtà. Hai pensato che il dramma sul palcoscenico fosse realtà. Hai pensato che potesse succedere qualcosa ai Miei figli. Per un momento, hai visto soltanto fin dove i tuoi occhi potevano vedere.” Tu non vuoi sentire questo.

Se tu potessi disfare l’alluvione, lo faresti. E non puoi. Ed Io, Che potrei, non l’ho fatto. E tu Mi trovi colpevole come accusato.

Tu dici che hai fede, eppure senti che avere fede dopo un disastro, è avere fede cieca. Non è la fede ad essere cieca. Ad essere cieco, è il dubbio. E’ il dubbio che non può vedere.

Potresti anche chiedere: “Perché queste persone, Dio? Perché sono state esse, e non qualchedun’altro, a recitare in questo dramma? Le hai scelte Tu per la parte, o si sono offerte volontarie? Erano forse colpevoli di qualcosa, più di me o dell’uomo accanto a me? Sono tutti Giobbe? Questa vita è forse destinata? Non la prendi sul serio? Non Te ne importa nulla? Faccio forse delle domande migliori delle risposte che Tu hai? Le mie sono forse domande a cui non si può rispondere? O è semplicemente che non posso capire?”

Tu non puoi capire. Non ci sono risposte alle domande al livello a cui tu le poni. Io rispetto te e le tue domande. Tu poni delle domande necessarie, e non stai chiedendo solo per te stesso. Tu rappresenti l’Umanità sulla Terra, e sei sconcertato.

Dalla posizione in cui ti trovi, non può esserci alcun senso in quello che è successo. E’ questa la tua risposta.

Se sospenderai il giudizio per un momento, il tuo cuore si eleverà. Per un momento, saprai che tutto è bene. Questa non è mancanza di compassione. Questa è far salire il tuo cuore più in alto di quanto siano salite le acque dell’inondazione. Questo non è far tacere le urla. Questo è sentire qualcosa di più grande di quello che le orecchie possono sentire.

Tutti i corpi di disperderanno lentamente. Sono legname trasportato dalla corrente. Il fisico è importantissimo per te, e tuttavia esso è privo d’importanza. E, per te, esso ha la sua importanza solo per un momento. Esso serve il suo scopo, ma il tuo scopo supera di molto i limiti del tuo corpo. Il corpo è sempre stato effimero. Prima o poi, tutti se ne vanno dal fisico. Non sei mai stato il tuo corpo. I corpi vengono danneggiati. La verità no.

Fintantoché il fisico governa, tu ne sei dominato. Con il tuo cuore e coi tuoi pensieri puoi scivolare ora in una dimensione in cui il fisico non può andare. Non sei estraneo a questa dimensione. E’ quello che hai sempre sognato. Anche in mezzo a questa dimensione, tu lo desideri ardentemente.

Ora sei in questa dimensione. Qui non ci sono cuori infranti. Ogni cosa a cui ti sia mai aggrappato, svanisce. Non ha importanza. La materia non ha importanza. Qui non c’è sofferenza. Essa non può pretendere di esistere qui. Questa non è una dimensione in cui si pretende. Pretendere è qualcosa che si fa sulla Terra, non in questa dimensione in cui ti porto ora. Dove ti trovi adesso, tutte le tue credenze sono sospese. Tu hai fede, ma nessuna credenza. Tu nuoti nell’amore. Quanto sono nutrienti le acque.

Tutti sono qui. Tu riconosci tutti per la loro luce brillante. Non vedevi la loro luce brillante mentre eri sulla Terra, eppure li riconosci per la loro luce, ed essi ti riconoscono per la tua. Essi dicono: “Jeff, per tutto il tempo tu eri questa luce brillante. Come ho potuto non vederla e tuttavia riconoscerla adesso?”

In questa terra di credenze sospese, tu abbracci ciò che è durevole. Non c’è null’altro da abbracciare. Non puoi abbracciare la sofferenza qui dove non esiste. La sofferenza non può essere nemmeno fatta apparire qui. Non puoi neanche dire che la sofferenza sia miserabile, perché non hai più nemmeno il concetto di sofferenza, né di miserabile. Magnificenza incontra magnificenza. E non c’è null’altro da dire, e non c’è null’altro da sapere.

HeavenlettersÔ
Copyright@ 1999-2007

Traduzione di Paula Launonen

Grazie, Paula! Per quanto mi

Grazie, Paula!
Per quanto mi riguarda, questa, e non altre, è la domanda fondamentale, e fondamentale è la risposta, benché, ovviamente, le parole, le spiegazioni, non sono nulla. Almeno, la mente chiede e la mente ottiene risposta. Al di là, come termina la Heavenletter, non c'è null'altro da dire e null'altro da sapere, con buona pace del vivere umano. Amen.