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Heavenletter #6608 Godwriting comune, II

Heavenletter #6608 Godwriting comune, II

Dio disse:

Amato, in molte scritture, compreso il Godwriting, vale la pena di dare un titolo a qualcosa che scrivi. Un titolo può benissimo dare più gusto alla tua scrittura. Ti ho già detto questo in passato? Beh, non fa male ripeterlo. In generale, i titoli sono delle calamite. Certamente, non intendo dei titoli pretenziosi come quelli che qualche volta vi sono presentati da una strategia o un’altra in questi giorni. Puoi quasi vedere la strategia rotolare giù per la pista per travolgerti. Vanno bene dei titoli semplici che dicono quello che hanno da dire. Non devi impadronirti dei titoli con tutte le tue forze per seguire la Mia Volontà. Qualche volta sembra il lancio di una moneta, a dire la verità.

Chi sa in quale modo sei più libero? Chi conosce la via migliore per andare a Casa?

Forse è un dono da parte Mia darti il compito di trovare il titolo, come un esercizio di discernimento. Di che cosa tratta questo Godwriting breve o lungo, potresti domandare? Di che cosa tratta questo che sia sufficientemente buono, persino okay? Puoi persino scegliere un titolo per il tuo discernimento. Un titolo dovrebbe indicare la strada. È una dritta. Non ha un motivo recondito. Deve chiamarsi in anticipo. È come il Treno Numero Due sul Binario 29.

Ti piace conoscere un titolo. Quando intendi leggere qualcosa, vuoi sapere di cosa si tratta. È una sorta di preavviso. È un po’ come ti piace conoscere il nome di una persona che incontrerai oppure il nome di una scuola che frequenterai. Per quanto ne sai, il nome non fa alcuna differenza, eppure ti fa piacere conoscerlo. Il nome non è tutto, ma è qualcosa, anche se nel contempo ti piace anche il mistero e non conoscere l’intero Indice dei Contenuti di una storia.

A dire il vero, spesso c’è una soddisfazione maggiore nel sapere di più, proprio come c’è soddisfazione nel sapere di meno o nel non conoscere mai il resto della storia. I Miei figli sono attirati da molte angolazioni diverse, alla conclusione o a nessuna conclusione di una storia, sapendo o non sapendo se qualcuno sia ancora vivo o non si sia mai sposato o non abbia mai avuto dei figli o dove si trovi o non si trovi.

Ti piace sapere esattamente cosa sia successo, ma c’è anche l’idea che non vuoi sapere, perché sembra un peso eccessivo da portare. Forse non ha realmente importanza alla fin fine.

Quanto peso da portare riesci a portare?

Qualcosa da portare e quello che non porti, sono una specie di blocco in entrambi i casi.

Non sei sicuro quale sia più vantaggioso, la completezza o l’incognita, né chi mai nel mondo sappia realmente cosa significhino l’una o l’altra. Onestamente ti chiedi a che cosa ammontino tutti gli argomenti. Quale cosa vale la pena di ponderare di più, il completamento o poche risposte? Ah, qual è quale, è in effetti qualcosa su cui è meglio ponderare – completamento totale o un completamento in parte o troppo, - qual è effettivamente il più conforme, il più pieno o il più vuoto, e chi può dirlo?

Qual è più emozionante in effetti – tutte le risposte o nessuna risposta? L’Ignoto non ha anch’esso il suo posto in ogni vita, da qualche parte?

Che cosa sarebbe il processo di Godwriting se tutto fosse conosciuto esattamente dall’A alla Z? Naturalmente, a che cosa ammonteresti tu? Tu echeggi dappertutto, cercando ogni cosa. Che cosa sono le parole in ogni caso perché incidano tanto, e racconti di vita e amore, compresi il coraggio e l’eroismo e il Godwriting per stabilire il tono?

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