Heavenletter #6530 “A te Io canto”
Dio disse:
Amato, di te Io canto. A te Io canto. Io canto una canzone di Me Stesso a Me Stesso.
Io sono le note che canto. Tu sei le note che Io canto. Così come la vedi tu, Io canto una canzone di qualcosa che tu chiami il tuo piccolo sé, come separato da Me.
Io ti chiamo il Mio Sé. Può darsi che non sempre ti sia facile fare questa transizione. Per Me è un gioco da ragazzi, perché Io vedo la Verità e Io sono la Verità. Tu sei la Mia Verità, ma non sempre vedi.
Ciò che Io offro, è la cosa più naturale del mondo, ma non per te così come ti vedi esistere. Potresti vedere questa faccenda del dare dei nomi come una cosa vana. È complicato. Ti chiami con un nome dato dal mondo, come Giovanni o Giulia. Sei così collegato con il mondo e con il rombo e i pettegolezzi del mondo che ti domandi: “Come posso possibilmente essere ad immagine di Dio?”.
Accetti che sei un pezzo della torta ma non la torta intera. Temi che potresti solo essere messo in imbarazzo, come se ti dessi delle arie e camminassi sui trampoli. Sei ansioso di essere qualcuno e qualcuno di grande, eppure…
Non vuoi impegnarti troppo ed essere ingannato. La vita è troppo seria per il tuo piccolo sé. Preferisci rimanere fuori dalla vista. Lontano dagli occhi, lontano dalla mente. Se il tuo Sé Superiore fosse incluso, saresti in difficoltà nell’ignorare il tuo Sé Superiore. Preferiresti osservare il tuo Sé Superiore come se il tuo Sé Superiore fosse lontano, ad una grande distanza da te.
Non ti dispiacerebbe cantare e sussurrare ad un Dio a distanza. Il fatto è, tuttavia, che tu non sai come cantare. Potresti non osare raggiungere una nota alta o una nota qualsiasi in Mia Presenza.
Forse immagini di non essere abbastanza buono da cantare o anche solo parlare in un sussurro in Mia Presenza. Sei troppo umile anche solo per essere sentito.
Potresti mormorare a te stesso: “Quale Dio vorrebbe ascoltare me?”
Non hai alcuna idea del tuo valore e del tuo valore per Me.
Non discuteresti con Me, e tuttavia scavalchi ciò che Io dico, come se quello che dico non potesse essere vero. E così ignori apparentemente quello che Io dico, come se tu sapessi meglio mentre, in realtà, non sai esattamente come interpretarMi. Sto dicendo che tu sei la Mia Parola fatta reale. Questo velo di cui si parla, sei stato tu a mettercela. Sii all’altezza della disponibilità e della responsabilità dell’Unità.
Per l’amor di Dio, così come la vedi tu, le tue spalle non sono abbastanza larghe. Questo è miope da parte tua. Forse pensi che avrei dovuto tatuare “Figlio di Dio” su di te. Forse allora le tue spalle si sarebbero allargate e la tua altezza sarebbe aumentata.
Io dico: “Siediti alla Mia destra. Scegli di essere con Me".
Ti sottovaluti. Potresti dire: “Caro Dio, non proprio adesso. Forse più tardi”.
Io ti offro il Regno, e tu rimandi il Nostro matrimonio. Cosa? Hai forse bisogno di metterti il rossetto prima? Quali altezze impossibili dici di dover raggiungere a causa di un contegno o aspetto immaginario che Io nemmeno noto e di cui neanche M’importa in primo luogo?
Quando ti dico: “Vieni con Me”, intendo esattamente questo. Quando dico: “Salta!”, beh allora “Salta!”.
Quando dico: “Vuoi ballare con Me?”, allora stendi le braccia e balla con Me. Non indugiare ulteriormente. Certamente non per timidezza.
Heavenletters
Copyright@ 1999-2019