HEAVEN #3795 Il significato della gentilezza, 16 aprile, 2011
Dio disse:
E se accettaste davvero quello che Io dico? Se credeste alla verità della Mia stima di voi, ci sarebbero dei furfanti? Quale sarebbe lo scopo? Divertimento? Maliziosità?
A che servirebbero la scortesia, il giudizio, i rimproveri, la prepotenza, l’incarcerazione? Chi ci penserebbe a quelle cose, e perché qualcuno dovrebbe pensarci? Perché qualcuno ci pensa adesso?
Anche quando non credete nel vostro valore, perché credereste che ci sia valore nell’essere sconsiderati o insensibili? Forse non credete nel loro valore adesso.
Per favore non pensate nemmeno per un attimo che vi suggerisca di essere professionalmente molli o così pazientemente gentili al punto da arrivare alla falsità. A volte è più gentile dire quello che pensate che menare il can per l’aia. È più gentile far sapere a qualcuno quello che succede piuttosto che lasciarlo in sospeso. È più gentile verso l’altra persona, ed è più gentile verso voi stessi. La sincerità può essere gentile. Essere offensivi è un’altra cosa. Sia la sincerità del cuore, sia l’essere offensivi, vengono dal vostro senso di sé.
Non sto affatto suggerendo di addolcire tutto o qualunque cosa. La gentilezza proviene dal di dentro, amati. La gentilezza non è una finzione di gentilezza. La gentilezza non è cieca. Non è gentile per un insegnante permettere che gli alunni imbroglino. Non è gentile pretendere che tutte le azioni siano giuste o giustificabili. La commiserazione non è gentilezza. Le stesse parole possono essere gentili o sgarbate a seconda delle intenzioni della persona che le pronuncia e a seconda di chi le riceve.
Naturalmente, voi fate del vostro meglio. Fare del vostro meglio, non deve essere tuttavia una scusa per voi. Quando commettete un errore, dimenticatevene e sappiate fare di meglio d’allora in poi.
Accettate almeno quando vi dico che siete una persona forte, non una debole. Trovate le prove della vostra forza e costruite su quelle.
La gentilezza non significa nemmeno trovare delle scuse per gli altri. Se vostro figlio ha le mani sporche, non è a vantaggio di vostro figlio far finta di essersi lavato le mani, né è gentile da parte vostra far finta che siano pulite. Allo stesso tempo, non è vero che la pulizia sia prossima alla Divinità.
Siate gentili senza analizzare le vostre azioni come gentili. Siete già specialisti in gentilezza come una cosa naturale. Non siete un esecutore di gentilezza. Non siete un attore di gentilezza. Siete gentili. Le parole più dolci potrebbero non essere gentili, a meno che non arrivino dalla fonte perenne della vostra coscienza.
Essere dal cuore tenero non equivale esattamente ad essere gentili. Il vostro cuore tenero potrebbe essere solo un modo di dire. Potrebbe essere il vostro modo di evitare le responsabilità. La gentilezza non dovrebbe essere un mantello che indossate.
Non vi consiglio di essere un robot di gentilezza. La gentilezza dovrebbe significare qualcosa.
La gentilezza è rispetto. Mi aspetto che siate rispettosi dei giovani e dei vecchi e rispettosi di voi stessi. La finzione non è gentilezza. Ho reso chiaro questo fatto?
Un cuore d’oro è un cuore d’oro. Non è un cuore di stagno dipinto d’oro. La gentilezza non è un inganno.
Non tutti sanno orientarsi a New York. Non c’è motivo di far finta che lo sappiate fare. E nemmeno siete un ingannatore di gentilezza. Allo stesso tempo, dovete provare la gentilezza. Dovete esercitarvi ad essere gentili.
Imparate dai grandi maestri, dai Grandi. E che cosa facevano? Erano forse senza carattere? Erano risoluti e amorevoli. Si facevano capire. Non davano solo buffetti a tutti quanti. Stabilite che cos’è la gentilezza e seguitela.
Heavenletters
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Traduzione di Paula Launonen