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HEAVEN #2541 Illimitatezza

HEAVEN #2541 Illimitatezza

Dio disse:

Non è nulla contro di voi quando un vostro caro muore. La morte del corpo è un avvenimento comune nella vita. Nessuno viene selezionato. Morire non è un marchio contro di voi. Invero, amati, è un dono. Il vostro corpo si stanca. Voi siete pronti ad andare in nuovi regni che vi liberano dalla materia.

Nella vita relativa, il fisico pesa sempre sulla vostra mente. Pensate che i vostri cari, che hanno abbandonato il corpo, non hanno più dei fardelli da portare. Tutto quello che si sono lasciati indietro è il corpo fisico. Tutto è leggero adesso. La materia ha una densità, ed ora non esiste pesantezza alcuna. La morte è come andare in una vacanza ben meritata da tutto quello che vi pesa. Di certo, è una vacanza dalla gravità della vita. Lasciate una città per un’altra, ecco tutto. Non siete scomparsi. Voi esistete proprio come prima, è solo che vi siete lasciati indietro il corpo fisico. E’ come un ritorno al Silenzio, dove soltanto la felicità può regnare. Non c’è sofferenza alcuna in quella che chiamate morte. Non c’è alcuna punizione. Niente più inciampare. Nessuna dimensione manifesta. Niente scarpe in cui dovete entrare. Niente più ricerca di calzini perduti. Niente più imprigionamento in un corpo. Niente più lividi. Nessuna sensazione di volerne uscire.

La morte è un arrivo, amati. Non desiderate la morte più della vita. La sofferenza che avete sentito, non era reale. E la morte stessa non è reale. La morte non esiste. Quella che chiamate morte offre una tregua dai limiti della materia. Non è male. La morte non è un fallimento. La morte significa semplicemente lasciare una dimensione ed entrare in un’altra, ed in una che non ha i limiti che la vita sulla Terra, in un corpo fisico, ha. Non è una cosa terribile la morte del corpo fisico. E’ una buona cosa quando accade.

Quando i vostri cari, apparentemente, se ne vanno, essi hanno raggiunto una destinazione diversa e non vi hanno abbandonati nemmeno per un attimo. E saranno sempre con voi. Nessuno lascia la vita. Lascia solo una particolare vita fisica. E non lascia voi. Vuole essere con voi e, allo stesso tempo, va avanti nella sua evoluzione. E’ anche la vostra evoluzione, se solo poteste saperlo.

C’è un continuum di vita con o senza il corpo. Il corpo è stato uno strumento utile solo per un po’. Nonostante quello che potete aver sentito, il corpo è stato il meno di voi e il meno dei vostri cari.

Una stella che riflette la luce, non si lamenterebbe per la sua esistenza fisica, né si addolorerebbe per qualsiasi altra esistenza fisica che si permetta di assentarsi. Per tutto il tempo voi avete trasceso il corpo. Non c’è nulla di nuovo ora quando ciò che chiamate morte arriva. Chiunque siate, per quanto grande siate come presenza fisica, per quanto abbiate amato la materia e siate stati amati nel fisico, non siete mai stati il vostro corpo. In realtà non state lasciando nulla. State uscendo dalle scarpe vecchie, scarpe consumate, o scarpe che semplicemente non vi vanno più. Non siete andati da nessuna parte. Se vi piace pensare che andate nei Campi Elisi dopo la morte, allora pensatelo. Avete appena avuto un’elevazione della coscienza. In quella che è chiamata morte, voi siete saliti, eppure non siete andati da nessuna parte. Avete semplicemente lasciato indietro il vostro corpo. Era pronto. Ed ora non siete legati alla materia. Non che lo siate mai stati.

E’ OK per il corpo morire. Voi, come pure i vostri cari, vedrete con occhi nuovi ora. Vi adatterete all’illimitatezza. Ci troverete diletto. Siete liberi. Siete stati benedetti.

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Traduzione di Paula Launonen

Cara Paula, una domanda in

Cara Paula,

una domanda in merito a questo argomento: se non l'hai ancora fatto, vorresti tradurre e pubblicare la Heavenletter 1781 "New Orleans"? Anche se l'evento non è attuale, lo è in sé e, almeno per me, è uno scoglio insormontabile contro il quale s'infrangono invano quali e quante parole siano mai state e mai saranno dette, lette ed ascoltate.

Spirito e materia sono inconciliabili: l'uno non sa dell'altra e viceversa, lo spirito non conosce la sofferenza e la materia - i corpi sofferenti di uomini, animali, piante - nulla partecipa della beata immateriale invulnerabilità dello spirito.

Noi, qui, nel campo di concentramento, siamo solo i corpi, siamo il campo - che ce lo stiamo sognando o meno - e solo se abbiamo la pancia piena, acqua calda, un tetto, un letto, nessun dente che faccia male, nessun cancro che faccia desiderare di morire all'istante... - possiamo permetterci questi lussi: il lusso di crederci in paradiso o di stare andandoci, il lusso di gioire, il lusso di pensarci così o cosà, il lusso di essere scampati fino ad oggi alla sofferenza e il lusso di rassicurarci che tutti gli altri che soffrono e muoiono sono tutti eroi, attori, maestri, che recitano per il beneficio di tutti, cellule di quell'infinito corpo che è Dio, che è noi stessi in qualità di Unico ed Ultimo spettatore.
Noi, però, se pure siamo quel Corpo Maggiore, sappiamo e sperimentiamo invece di essere l'infinità dei suoi corpi minori, così come le cellule dei nostri corpi nascono, si danneggiano, si mangiano l'un l'altra, muoiono, senza che noi nemmeno ce ne accorgiamo. Così, abbiamo un bel gridare, domandare, chiedere conto: l'unica risposta che può arrivarci è: "Quale sofferenza? Io non sento nulla, state solo sognando nel Mio sogno di voi".

Allora noi non possiamo altro che continuare a soffrire: non si risolve una sofferenza onirica! Nel sogno noi siamo i corpi, e senza corpi qui non si esiste - il sogno non funziona - così come senza cellule il nostro corpo non c'è. Così, quando dico: io sono Danilo, e tu dici: io sono Paula, stiamo intendendo personaggi di sogno in questo specifico corpo, la percezione e la sua memoria ad esso riferite, e nient'altro al di là di parole vuote a cui, come identità psicologica, ci aggrappiamo nel perenne vano tentativo di sfuggire al terrore, all'interno della nostra cosiddetta vita.